Grande successo per l’ultimo libro di Cecilia Paganoni con protagonista uno strano viaggiatore.
Claude Levi Strauss diceva “Odio i viaggi e gli esploratori”. Oggi i viaggi sono aumentati in modo esponenziale, quasi impensabile e i viaggiatori (quelli autentici, che cambiano hotel e città ogni giorno) sono invece diminuiti moltissimo. I grandi esploratori intelligenti e attenti, insomma, sono merce di un tempo ormai passato, così come i religiosi, i mercanti, i pellegrini ed i soldati. Ma crediamo che nessuno di noi o pochissimi sapessero che anche in Valtellina abbiamo avuto il nostro viaggiatore intelligente. Si tratta di Pier Angelo Lavizzari che , nel 1723, nel tipico secolo del “Grand Tour” ha intrapreso un viaggio in Italia. Merito di questa stuzzicante notizia è la ricerca che ha fatto Cecilia Paganoni: infaticabile esploratrice di archivi ed antichi documenti. La nostra autrice ha pubblicato un gustoso libretto che commenta, e in parte riporta, le impressioni di questo viaggiatore e gentiluomo valtellinese che fu anche sacerdote in quel di Mazzo. Che distingue la personalità di viaggiatore del Lavizzari è il carattere enciclopedico della sua cultura. Atipico nel XVIII secolo. Egli fu botanico di notevole livello, letterato, agronomo, studioso di meteorologia, di religione. Ma anche attento osservatore di paesaggi, ambienti e uomini, con gusto personalissimo. Che è singolare del viaggiatore Lavizzari, e la Paganoni lo mette in efficace evidenza, è la sua attenzione per i luoghi “minori”, invece di soffermarsi a decantare solo le località o i monumenti celebrati, segno di una singolare particolarissima originalità. Ad esempio nei riguardi di un soggiorno nel parmese, oltre che segnalare la meraviglia del Duomo, del Battistero e della Steccata, segnala Terenzo e Berceto che sono certo luoghi non molto citati. Così per Piacenza, di cui segnala la Chiesa di S. Agostino che, pur essendo cospicuo monumento, non è tra le attrazioni più importanti di Piacenza. Questa tendenza per il non celebrato e per il minore fanno delle impressioni del viaggiatore Pier Angelo Lavizzari un vero “unicum”. Così anche per Carrara ed il suo castello e a Pisa, di cui Lavizzari si ferma a descrivere le meraviglie, quasi però preferisce Livorno “con bellissime e comode abitazioni”. Ma forse emerge un’altra attitudine del Lavizzari viaggiatore: il suo essere attento agli abitanti, alle loro abitudini, ai loro pasti. E poi Roma, con l’incontro con il Pontefice del tempo, Papa Innocenzo XIII, alla fine del suo non lungo pontificato anche se fu lodato, non solo dal Lavizzari, ma da Ludovico Antonio Muratori che ne tesse gli elogi per la dignità e prudenza. Ancora molte altre località. La Paganoni riporta anche una gustosa ricetta di biscotti che Lavizzari scovò nelle pasticcerie Romane e di cui rimase anche ghiotto, da quel che scrive. Biscotti per i cardinali. Interessante anche se qualche volta fuori tema il corredo iconografico.