Marco Confortola, inseguendo i sogni più alti

Marco Confortola, inseguendo i sogni più alti

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Marco Confortola - alpinista estremo

Marco Confortola – alpinista estremo

Chi è Marco Confortola?

“Sono nato il 22 maggio del 1971: Mamma Elena ha fatto il possibile perché io fossi un Gemelli, e c’è riuscita. E come tutti i Gemelli, ho una personalità ricca, calda e complessa. Mamma Elena e Papà Alfonso sono state due figure importantissime nella mia vita: mi hanno permesso di crescere in un paradiso, la mia Valfurva, insegnando a me, a mio fratello Luigi e alle mie sorelle Roberta e Maria Adele la passione per le cose semplici.
Oggi infatti so ancora stupirmi di fronte a un bel tramonto, o provare emozione quando condivido con gli amici o i clienti il piacere di salire in alto, verso il cielo. E’ stato Papà a trasmettermi la passione per la montagna: me la sono trovata addosso in modo quasi inconsapevole, come quando scopri di colpo che ami una persona, e che non puoi più vivere senza di lei.
In prima elementare mi hanno mandato a fare il pastore d’estate e ricordo che guardavo con meraviglia le grandi montagne che incombevano su di me: e la curiosità mi spingeva ad andare in alto, sempre più in alto. In realtà di passioni ne ho un sacco: da sempre sono attratto dai motori e dalla velocità.

Marco Confortola

Marco Confortola

Qualsiasi cosa che abbia attaccato un motore mi affascina, dalla ruspa alle moto con cui mi piace girare sulle strade delle mie montagne: è anche questa la ragione per cui ho studiato da perito meccanico. A 19 anni ho deciso che avrei vissuto di montagna e ho iniziato a fare i corsi di guida e di maestro di sci. La mia famiglia ha appoggiato questa scelta e la gente del CAI Valfurva mi ha sempre aiutato (ricordo per tutti il Presidente Luciano Bertolina) e, come me, ha sempre aiutato tutti i giovani che volevano avvicinarsi all’alpinismo. Ricordo ancora oggi con emozione il mio primo Cliente: era (è!) Giovanni Scandolara, bresciano, che accompagnai in cima al San Matteo il giorno di pasqua del 1990: è come se fosse accaduto ieri. In quegli anni le Guide della Valfurva mi hanno aiutato tanto. Da allora la mia vita è stata indissolubilmente legata alla montagna.”

Tenacia: costanza, coerenza ed ambizione

Le vette più alte, i rilievi della crosta terrestre ma anche i traguardi – partenze della vita di tutti i giorni, non si raggiungono velocemente, ma dando il massimo volta per volta, passo dopo passo, senza fermarsi mai. Forza di volontà: tanta personalità, forte temperamento e resistenza, proprio di fronte agli ostacoli più impervi, più difficili e insuperabili “sulla carta”, proprio qui emerge il carattere.
Il traguardo, la meta è solo di chi non si arrende mai.

Concentrazione: dedizione, meticolosità ed estrema applicazione

Dalla cura di ogni dettaglio e dalla costante ricerca della “perfezione” nascono quei presupposti che portano all’eccellenza.

Determinazione: ritmo, volontà ed energia

Umiltà di fronte ai grandi successi. Forti e determinati nel reagire, colpo su colpo, alle innumerevoli difficoltà che la vita quotidiana ti prospetta. Solamente in questo modo è possibile costruire e, quindi, realizzare qualcosa di estremamente grande.

Prestazione

Prestazione (performance): conoscenza, preparazione e perfezionamento sono gli “ingredienti” ottimali per competere ad elevati livelli. Mettersi sempre in discussione e migliorarsi giorno per giorno.

Le spedizioni di Confortola

Le spedizioni di Confortola

Forza: lealtà, passione e tanto coraggio.

È molto importante superare ogni difficoltà e crescere nel rispetto altrui senza distinzione di pelle, estrazione sociale, di provenienza, nel rispetto dei valori della collettività.

Equilibrio: equità, ponderatezza e stabilità

Sono cardini di fondamentale importanza per conseguire un preciso obiettivo. Occorre credere fermamente nei propri ideali con equilibrio e buon senso.

“Scalare per me è come una “dose” di adrenalina allo stato puro che mi fa apprezzare ancora di più questa bellissima vita, vissuta appieno, ogni giorno e in ogni momento. La vita deve essere vissuta intensamente attraverso “emozioni forti” come quelle che ho provato recentemente: Everest nel 2004 e poi nel 2008 la “tragedia del K2”, sono emozioni forti in positivo ed in negativo, sono le grandi salite dei “Colossi Himalayani” che in questi ultimi anni ho affrontato, unitamente alle discese estreme con gli sci, oppure le salite solitarie ed il loro concatenamento.
Sono orgoglioso di quello che ho fatto, di quello che sto facendo e di quello – mi auguro – farò in un prossimo futuro (solo montagna e sempre montagna, mi affascina questa meravigliosa creatura “divina”). Sono un alpinista “estremo” che spesso ha rasentato il confine del “non ritorno” nella terra dei viventi (mi riferisco alla death zone, ovvero la zona della morte, quello spazio di alta montagna oltre gli 8000m … ricordo con estrema tristezza episodio del K2 del 2008), una zona veramente intrigante. Troppe volte veniamo definiti “folli” come i motociclisti della Moto GP oppure i piloti della Formula Uno.

Alla conquista degli 8000

Alla conquista degli 8000

Siamo, invece, persone che amano “spingersi” oltre i “normali limiti umani” per godersi pienamente alcuni indimenticabili, indescrivibili e meravigliosi magic moments: arrivare in cima ad un 8000 è un emozione straordinaria (vedere la curvatura dell’orizzonte davanti a te, vedere nascere il sole e soprattutto “avere sotto di te ed i tuoi piedi” tutto il creato del Buon Dio. Avevo fantasticato per mesi e mesi prima di assaporare quel momento, non riuscivo a capacitarmi dell’impresa, non riuscivo semplicemente a radunare energie sufficienti per concentrarmi e per rendermi conto che ero arrivato sul “Tetto del Mondo”. Emozioni di incommensurabile grandezza che ti fanno sentire una “nullità” di fronte al Creato che il Buon Dio ci ha dato e che ci chiede spesso e volentieri di difendere con tutte le nostre forze. Felicità, ma nello stesso tempo incredulità e stupore per essere “scampato” alla tragedia dove 11 alpinisti, compagni di cordata, purtroppo a causa di un evento legato al Destino, sono periti sul K2, “non era ancora il mio momento”. Ti rendi conto dopo, parecchio dopo … che la vita è una sola, che è veramente bella e ricca di sfumature e ti ci attacchi in modo indefinibile, in modo viscerale capendo che fino a quando respiri è proprio il caso di sorridere, di ringraziare il Buon Dio per averci donato la cosa più bella di questo mondo: la vita. In apparenza, scalare le montagne è uno sforzo del tutto insensato, ma se l’alpinista ha piena consapevolezza di sé, la vista assaporata dalla cima saprà offrirgli spunti che finiranno con il plasmare la sua esistenza a livello del mare. Più semplici rendiamo le cose, più ricca si fa l’esperienza. Ma se non ci fermiamo, solo se proviamo, solo se rischiamo, in modo particolare quando perdiamo. Perdere è parte integrante del processo di apprendimento. Sono le sconfitte ad arricchirci ulteriormente.”

Concludo con due frasi..

Cosa c’è oltre la montagna, se non l’uomo? – Walter Bonatti

I miei giorni più appaganti sono stati quelli in cui ho sfrondato via tutto – Steve House