La crisi dei Social per gli hotel

La crisi dei Social per gli hotel

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Hotel: investiamo sui social network?

I media ci continuano a bombardare con l’importanza dei social networks e della loro viralità intrinseca; fonte di successo per ogni settore merceologico.
Ma siamo davvero sicuri che questo Eldorado sia ancora così lucente?
Certamente, ad istinto, Facebook, Twitter e Google+ possono regalare una vetrina mediatica di tutto rispetto sul web e sono ancora da considerarsi propedeutici per un link building organico per il proprio sito aziendale.

Ma qualcosa stà cambiando e, se prendiamo in esame Facebook, possiamo notare un orientamento del network non troppo convincente.

Dalla sua entrata a Wall Street il titolo di Facebook ha posto, come primo obiettivo, l’aspetto economico rispetto a quello “social” che lo contraddistingueva.
In poche parole Zuckenberg, per mantenere l’equilibrio, fra i suoi investitori, ha dovuto prediligere l’aspetto “monetizzante” rispetto alla sua origine basata sulle “condivisioni”.

Il cambiamento era nell’aria già dalla fine del 2013 ma ora, nonostante siano passati solo due mesi nel nuovo anno, il suo evolversi ha confermato, in todo, le nostre supposizioni.

Per capire meglio questo processo prendiamo in esame il suo algoritmo. Dalla fine del 2013 Edgerank è entrato in vigore, come motore di ricerca interno.
Il motore, presentato da Zuckenberg, come un’inevitabile evoluzione del precedente avrebbe, secondo lui, agevolato le ricerche e migliorato l’impatto alle informazione per tutti gli iscritti.

Tutto questo si è realizzato ma, come effetto collaterale, ha portato a “ghetizzare”  le fanpage che non facessero uso degli Ads del network.
Chiarificando, coloro che non abbiamo utilizzato, o non utilizzino i famigerati “promoted post” o “promoted like” si sono trovati con un preoccupante meno 40% di visualizzazioni della propria fanpage rispetto alle settimane precedenti.

Sarà stato un caso? Secondo noi no.

In questo modo ha costretto le aziende e gli hotel ad affidarsi, per non scomparire, ai suoi “advertisements” con un considerevole aumento dei costi messi a budget per la promozione online.

Ma la cosa più preoccupante, testata direttamente da noi su vari blog e siti che gestiamo, è stata che, nonostante i “promoted post” possano essere assolutamente targhetizzati, in fase di creazione, abbiano, un tasso di “fidelity” (cioè persone che rimangono attive alla pagina dopo la fine della promo) di meno del 5%.

Hotel: che fare?

Abbandonare Facebook non sarebbe auspicabile ma, secondo noi, anche investire solamente sui “promoted post” non dovrebbe essere considerata un’azione risolutiva. Il nostro consiglio è quello di continuare a inserire “contenuti di valore” (per chi li legge) sul network con rispettivo link verso il proprio blog o sito (per aumentare il link building organico, tanto caro a Google) e usare gli ads di Facebook solamente per spingere le vostre “offerte speciali”. In questo caso, anche se la spinta si esaurirà, al termine dell’azione, potreste avere dei ritorni sull’investimento.