Il cioccolato, alimento squisito dal XVI secolo

Il cioccolato, alimento squisito dal XVI secolo

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Dal 1700 il cioccolato continua a ottenere conferme sulla sua bontà

Il cioccolato o, meglio, il cacao fu introdotto in Europa a seguito della scoperta del nuovo mondo e precisamente si deve a Hernàn Cortés la scoperta dell’uso del cacao commestibile nel Messico ove giunse nel 1519. Il cacao proviene in gran parte dalla regione amazzonica e dal Messico dove gli Aztechi lo utilizzavano come alimento e i semi come moneta. Venne diffuso nei Paesi europei dalla Compagnia delle Indie; punto di riferimento erano inizialmente le città portuali ove le compagnie commerciali possedevano dei “fondachi“ ovvero dei magazzini. Lì si rifornivano i mercanti che distribuivano poi i prodotti nelle fiere e nei mercati delle città e dei borghi continentali. Il cacao, come tutti sanno, è l’ingrediente indispensabile per la preparazione della cioccolata, bevanda più o meno cremosa che trovò larga diffusione in tutta Europa nella prima metà del‘ 700; dalla seconda metà del secolo la si trovò anche presente sotto forma di tavoletta con la stessa compattezza che presenta anche attualmente. La bevanda inizialmente trovò ampia diffusione negli ambienti benestanti, come si rileva dall’esame degli inventari delle famiglie nobili e borghesi. Desta pure una certa sorpresa trovare inventariati negli atti notarili gli utensili che servivano per la preparazione della cioccolata e questo testimonia l’ampio consenso di cui godeva; sono elencati infatti fornelli in ferro, “ciocolatere“ in rame e in “tola“, e chicchere. Le chicchere per la cioccolata erano per lo più in maiolica decorata, le più pregiate erano quelle trasparenti che portavano impresso lo stemma nobiliare della famiglia, una sciccheria e non da poco, in certi casi infatti erano considerate dei veri e propri capolavori artistici e come tali trattate con grande cura. Tornando al cacao sappiamo che inizialmente era considerato un genere di lusso; lo si trovava in vendita presso le drogherie e le erboristerie e consentiva di preparare in modo semplice con aggiunta di acqua e latte bollente una bevanda cremosa, molto gradevole. L’aggiunta di vaniglia ne esaltava ulteriormente l’aroma, rendendola ancor più gradita specialmente ai bambini e alle donne. Servita con biscotti per lo più a base di pasta di mandorle o con fette di Pan di Spagna costituiva un dessert molto apprezzato. Inizialmente, come abbiamo detto, veniva preparato esclusivamente come bevanda più o meno densa, successivamente la si trova inventariata sotto forma di tavoletta “tavolette di cioccolato n.9 per il valore di soldi 12” si legge nel testamento datato 1765 di un esponente della borghesia sondriese. Esistevano delle botteghe o meglio delle drogherie rinomate per l’ottimo cioccolato: è questo il caso di una drogheria di Milano alla quale si rivolgeva il conte Simone Pallavicino di Tirano per avere il suo cioccolato preferito. Nel gennaio del 1793, a seguito di una sua richiesta, gli viene consegnata dal corriere – P. Mauro Mauero – una partita di cioccolato sopraffino per un importo di lire 75 e una di cioccolato vanigliato per un importo di lire 2,15. Per un totale di lire 77,15. Nella nota si legge del negoziante, tal C. Aguzzini, non mancanoi ringraziamenti ossequiosi per la gradita richiesta da parte del Conte Pallavicino. Nell’ordine sopra citato abbiamo preso atto “di cioccolato sopraffino e di cioccolato vanigliato“ dalla lettura di altri documenti siamo venuti conoscenza che la ricetta per la preparazione del cioccolato fu in seguito arricchita con vari ingredienti, in particolare pezzi di noci, nocciole e mandorle…