Essenze evanescenti per la profumeria Saroch

Essenze evanescenti per la profumeria Saroch

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La profumeria Saroch di Livigno: una realizzazione firmata Concreta

Il neo-dadà proposto da Concreta per la profumeria Saroch di Livigno riflette l’attenzione per le linee di funzionalità dello spazio. La scenografia degli ambienti si riduce, fornendo spunti interessanti che lasciano aperto l’immaginario. Vetrine luminose come il suo sorriso. Venature calde come il suo cuore. Direzioni sicure imitano il passo di donna verso la definitiva emancipazio­ne. La profumeria Saroch di Livigno invita la donna a entrare, accomodarsi e sbizzarrir­si. Curiosa, bella e un poco capriccio­sa. Le ampolle non racchiudono profumi ma imprigionano mondi. Atmosfere di fluorescenti nature, spiriti magici dolci e accattivanti, attendono impazienti di potersi liberare per conquistarla. Fi­nalmente amarla. La profumeria Saroch come luogo mentale. Es­senza come sincronia momentanea tra personalità interiore ed immagine evanescente. Pulsazione asincronica della percezio­ne subconscia. Lo spazio reale ha il solo compito di accompagnare senza interferire. Concreta ha disegnato per la profumeria Saroch la realtà con gli occhi aperti sul sogno. Linee diritte, cornici minimali, stile es­senziale inquadrato nelle tendenze neo-dadaiste del moderno design. Mobili a muro capaci di rendersi invi­sibili, di annullarsi nel sostenere pro­dotti ugualmente accessibili e in vi­sta. Cassettiere e spazio-servizio in noce tanganica accompagnano la mente sognante dalle vette alpine a paesag­gi esotici. Progettazione funzionale alla creazione di un’anti-scenografia ricavata dal­le attuali avanguardie dell’arte visiva, dove spunti si prestano all’elaborazio­ne personale. Dove l’idea di seduzione, insita e in­scindibile dal profumo, si incarna nel divano-labbra rosso fuoco che strizza l’occhio al maestro dell’inconscio Dalì. Elementi di follia e di surreali­smo necessari ad accendere una scintilla, un lampo trasversale alla co­stanza del razionale. Con lei ad immaginare, per un istante, la Parigi degli anni ’30. Magari seduta, all’aperto di una caf­fetterie, accanto a Nancy Cunard. Ricca e stravagante artista statuniten­se in grado di ammaliare gli uomini più affascinanti dell’epoca. Forse aiutata da essenze ogni volta diverse.