Porte, portoni e portali della Provincia di Sondrio

Porte, portoni e portali della Provincia di Sondrio

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Un percorso culturale attraverso le porte della Provincia di Sondrio

Il libro “Porte, portoni e portali della Provincia di Sondrio”, edito dalla Nodo Libri di Como, costituisce un’importante realizzazio­ne lungo il percorso culturale intrapreso dall’Accademia con lo scopo di porre in risalto, tra l’altro, le emergenze architetto­niche della nostra Provincia. Di particolare pregio sono le straordinarie fotografie di Giorgio De Giorgi, perfetta­mente riprodotte dai tipi della “Ramponi Arti Grafiche”, ed i testi di importanti stori­ci e uomini di cultura: Ernesto Ferrero, Di­rettore della Fiera del Libro di Torino (pre­fazione), Guido Scaramellini, Presidente del Centro Studi Storici di Chiavenna (per la Comunità Montana di Valchiavenna), Augusta Corbellini, Presidente della So­cietà Storica Valtellinese (per la Comunità Montana Valtellina di Sondrio), Gianluigi Garbellini, Presidente del Centro Telli­no di Cultura (per la Comunità Montana Valtellina di Tirano), Giulio Perotti (per la Comunità Montana Valtellina di Morbe­gno), Stefano Zazzi, ingegnere, socio del Centro Studi Storici Alta Valtellina (per la Comunità Montana Alta Valtellina), men­tre l’architetto Graziano Tognini ha curato il saggio “Oltre la soglia”. Di rilievo anche l’introduzione del Libro “Porte, portoni e portali della Provincia di Sondrio” a firma di Rezio Donchi, presidente dell’Accademia del Pizzocchero di Teglio e del dott. Gianfranco Avella, ex Procuratore della Repubblica di Sondrio e socio ono­rario della stessa Associazione, che di se­guito riportiamo. «La porte, consentendo o precludendo l’accesso dall’esterno negli spazi privati, costituisce da sempre l’elemento più im­portante della dimora dell’uomo: dalla ca­panna, dalla casa più semplice al palazzo. Le porte sbarrano, proteggono, delimitano. Possono esprimere significati opposti: di esclu­sione, di rifiuto, quando vengono chiuse; di accoglienza, di ospitalità, quando si aprono. Questa dicotomia è ben presente nella stessa escatologia cristiana che contrap­pone la “janua coeli” alla “porta inferi”. Il portale copre; la soglia si varca; lo sti­pite sorregge; l’arco conclude quel che il portone chiude. La soglia, ovvero quello spazio impercettibile che sta alla base de­gli stipiti, non è semplicemente la parte inferiore del vano delle porte; è la linea che separa dall’ambiente esterno un indi­viduo, una famiglia, una bottega, un luo­go di lavoro, un gruppo di persone, una comunità religiosa. Varcarla ci sposta da una parte all’altra: dall’aperto al chiuso (e viceversa), secondo le necessità e le situa­zioni del momento. Le porte sigillano l’azione anche con forza, col rumore. Anticamente le chiavi della porta principale della città venivano offer­te, in segno di ospitalità, al personaggio di riguardo oppure, in segno di resa, al nemico vincitore. Nelle città moderne le porte sono “blin­date” ormai da decenni mentre nei paesi ancora oggi spesso non vengono chiuse. Una cosa normale se si va indietro negli anni quando il chiavistello di legno servi­va solo perché la porta non sbattesse al vento. La chiave, quando c’era, s’appendeva al chiodo oppure si metteva sotto il vaso. Nel contempo le chiese si chiudevano solo la notte, ma erano sempre aperte di giorno; i cimiteri avevano cancellate, ma non chiavi; i palazzi e i castelli avevano – invece – porte, portoni e portelli e anche soldati al controllo del passaggio. Anche i conventi chiudevano le porte dietro le spalle di monaci e suore di clausura, ma­gari per sempre. Dentro e fuori dagli edifici gli uomini e le donne andavano attraverso porte e por­toni, spesso costruiti con pietra verde, granito, sanfedelino (detto anche cudèra), ghiandone (giandùm) o sarizzo (sarizz) e con liste di legno rinforzate da spranghe in ferro, chiodi, borchie, sorretti da cardini possenti. Di tutto questo qualcosa è rima­sto. Dopo il volume “Fontane di Valtellina e Valchiavenna”, l’Accademia del Pizzoc­chero di Teglio ha voluto offrire, con que­sto libro, l’occasione per ripercorrere un ­­­­altro tratto della storia delle due valli (Valtellina e Valchiavenna), prima che l’opera incessante dell’uomo possa velarne la memoria, documentando una parte degli innumerevoli porte, portoni e portali, certamente più numerosi delle numerosissime fontane, che ancor oggi caratterizzano, con singolare varietà funzionale formale, la provincia di Sondrio. L’ampia documentazione fotografica (le foto sono del bravissimo fotografo Gior­gio De Giorgi), che accompagna i testi storici, mostra i loro tratti distintivi o sa­lienti, evidenzia come spesso le mani dei loro costruttori, abili artigiani rimasti sco­nosciuti, siano state sospinte dal soffio dell’arte, e induce una soffusa nostalgia in chi ne osserva la bellezza, carica di me­morie. Ancora una volta non si è voluto proce­dere in forma di catalogazione (né ritenia­mo sia compito di un’associazione cultu­rale) bensì si è inteso mostrare la varietà del nostro patrimonio architettonico e decorativo ed il pericolo che esso corre quando i rifacimenti sono azzardati o gli interventi di manutenzione troppo indi­rizzati al soddisfacimento delle comodità moderne. Nello sfogliare il volume ci si accorgerà, tra le tante, tantissime situazioni di gran­de bellezza, di alcune emergenze opina­bili sul piano estetico, che non abbiamo voluto ignorare, per esigenze di corretta documentazione. “» Hanno contribuito alla ricerca e alla realiz­zazione del volume: Provincia di Sondrio, Gruppo Credito Valtellinese, Pro Valtelli­na Fondazione della comunità locale, BIM (Bacino Imbrifero Montano) dell’Adda, AEM – Milano, Comunità Montana della Valchiavenna, Comunità Montana Valtel­lina di Morbegno, Comunità Montana Valtellina di Sondrio, Comunità Montana Valtellina di Tirano, Comunità Montana Alta Valtellina.