In un libro le splendide poesie di Avella e Gusmeroli
Nel latino della tarda età imperiale l’apologista e agguerrito avvocato Tertulliano parlava di “Magnalia” come le grandi azioni di Dio, vicine per certi versi ai “mirabilia Dei” cioè le cose meravigliose, i prodigi, i miracoli compiuti da Dio a beneficio dell’uomo. D’altra parte ciò che era grande e meraviglioso non poteva che essere rapportato a Dio. Nel latino medievale fra “magnalia” e “mirabilia” si apre uno steccato. Il primo termine, rigorosamente plurale (magnalia, ium), indicava i grandi valori della vita, la magnificenza, il senso dell’onore, le cose più grandi in senso etico, profondo, psicologico. Il secondo, invece, alludeva alle cose meravigliose, capaci di stupire, attirare l’attenzione. Si ricorda l’uso di “mirabilia Urbis Romae” (cioè “le cose meravigliose di Roma”). Esse altro non erano che le prime guide di viaggio – siamo nel XII secolo – che guidavano i pellegrini lungo il loro percorso.
E siamo arrivati ai giorni nostri. “Magnalia” sono ancora le grandi cose, ma potremmo dire anche le umili grandi cose. Perché le umili sono grandi anche, se intese in senso morale, etico e, perché no, storico. Questi “magnalia” potrebbero essere lo “scabèl”, le “stüe”, il “carnàsc”, il “lavegiàt”, il “lòbie”, la “scalèra”, oppure – per uscire dal dialetto valtellinese – i pizzoccheri, la culla, la santella. Sono questi i protagonisti di “Magnalia” la raccolta di poesie di Gianfranco Avella (ex Procuratore della Repubblica di Sondrio) e Giacomo Gusmeroli (contadino e poeta). Due persone diverse per molti aspetti, ma accomunate dalla passione per le poesie, tanto da essersi messi braccio a braccio per due anni a scrivere e riscrivere con un affiatato lavoro personale e stilistico – mai tanto azzeccata potrebbe essere la definizione di “labor limae” come in questo caso – i componimenti appena dati alle stampe. «E’ inutile trovare chi dei due ha scritto i versi delle poesie– afferma Avella – perché è sintesi, miscela e verifica continua di entrambi». «E’ stato un onore per me comporre le poesie con Gianfranco – subito spiega Gusmeroli -, che è grande conoscitore e cultore della poesia. Abbiamo voluto parlare delle cose semplici della Valtellina, come della “filutéa” il libro sul quale si leggevano le preghiere, del “bàgiul” il bastone che serviva per portare i secchi». Da qui è uscita una «creatura preziosa», come la definisce l’ex Procuratore, frutto di poesie duali, in cui c’è il «recupero delle forme sintattiche e grammaticali» nel comporre, il recupero cioè primigenio della poesia, per riportarla alla lettura e all’ascolto di tutti. «Sono poesie per tutti, con testi semplici ma non banali – sempre Avella -. C’è un’ispirazione autentica che cresce dal ricordo delle cose belle per chi è nato in Valtellina e ha antenati (Gusmeroli), ma anche per chi è venuto, è vergine e vede cose che il nativo non sempre vede (Avella)». E poi la bellissima spiegazione del titolo: “magnalia” sono le cose grandi in senso etico. In queste c’è l’osservazione del territorio, della fatica, dei lavori umili. Un viaggio lirico e poetico nella quotidianità del passato e del presente accompagnato dai sintetici e ispirati disegni di Lux Bradinini. Apre il libro, edito da Nodo Libri (essenziale la copertina disegnata da Gerardo Monizza) la poesia “Scrittura duale” che è una sorta di dichiarazione di intenti della raccolta («stavamo parlando di comporre, insieme,/ delle poesie suggerite dalla bellezza/di questa terra, e sempre venivano/in mente/le sue umili cose…/ abbandonate»). Lo chiude “Magnalia” la poesia che dà il titolo all’opera, splendido esempio di quella «smania di fare poesia, dritta/verticale».