Alla scoperta di Jan Mayen
Alle soglie dell’Artico, nel gelido mare di Groenlandia, circa al 71° parallelo e 500 miglia a nord del Circolo Polare Artico si erge dalle bigie acque del nord Atlantico, spesso invase da nebbie, la cuspide ghiacciata della sperduta isola di Jan Mayen.
E’ sorta dalle acque gelide dell’oceano di 700 mila anni trascorsi, originata dal vulcano Beerenberg, elevato a 2277 metri, coperto da meravigliose meringhe di ghiaccio. Ad ovest la Groenlandia dista meno di 450 Km, a sud l’Islanda è a 550 Km. L’isola di 377 Kmq (una metà in più dell’Elba), in possesso alla Norvegia, è ignorata nella sua esistenza. Rarissimi i visitatori, circa una ventina all’anno con interessi scientifici. E’ raggiungibile da piccoli aerei privati dalla Groenlandia e dall’Islanda o via oceano. L’isola è popolata da pochi addetti scientifici e non è dotata di strutture turistiche ricettive tradizionali. Per chi non ama la natura aspra, selvaggia, gelida, Jan Mayen potrebbe essere uno shock.
Ermanno Sagliano raggiunse Jan Mayen nel luglio 1977 dopo infinite esitazioni prima di buttarsi in questa, allora, incredibile esperienza. In quegli anni si raggiungeva solo via oceano ed era quasi inesistente e difficile trovare un imbarco per quella remota destinazione praticamente irraggiungibile e isolata. Non esistevano GPS, cellulari e internet in Italia. Da Milano Linate un volo aereo lo portò a Bremenhaven, sul Mare del Nord in Germania occidentale. Con la turbonave greca Jason, misteriosamente affondata dieci anni dopo nel porto di Atene, forse per incassare dall’assicurazione, girovagò nel nord Atlantico, dove oceano e cielo grigio, color piombo liquido, si confondono. Per alcuni giorni la nave viaggiò come nel nulla, in un sogno di nebbia, senza mai un incontro, aprendo la rotta nel vento gelido, senza mai vedere il sole, in un chiarore pressoché continuo giorno e notte. Infine dopo lungo parlare via radio con la stazione meteo, apparve il profilo alto di Jan Mayen in un alone di nebbia e di luce, come “l’isola misteriosa” di Jules Verne. La Jason sostò in mare aperto a ridosso della scogliera e con una motolancia raggiunse l’isola. La base meteo in lamiera e legno accoglieva all’epoca 17 addetti diretti da un comandante militare norvegese.
La stazione meteo, fondata nel 1921, ora è stata trasformata in rifugio. La nuova base fornisce previsioni meteo, ed è dotata di lancio sonde spaziali. Alcuni addetti si occupano delle installazioni per la navigazione. Dal 1959 è installato il Resau Loran C. per l’Otan dotato di un’antenna alta 190 m. Ogni 6 mesi avviene il cambio di equipe, nell’isola della solitudine. Sul lato occidentale dell’isola esistono tracce dei balenieri del Seicento. Durante la seconda guerra mondiale (1940-45) l’isola accolse militari e sommergibili. Il paesaggio in questo universo primordiale è prevalentemente a tundra, popolato da milioni di uccelli. Le volpi blu sono state sterminate. In passato la banchisa popolare d’inverno era compatta tra l’isola e la Groenlandia. Ora è frammentata, in estinzione per il surriscaldamento climatico.
Nell’estate 1977, con la luce continua della notte artica Ermanno Sagliano salì, probabilmente primo italiano, per la via classica da sud il vulcano Beerenberg, vetta straordinaria nonostante la modesta altitudine di m. 2277. Secondo le condizioni di neve si può salire a piedi o meno faticosamente con gli sci, consapevoli dei rischi, dei crepacci, evitando di coinvolgere in soccorsi non previsti i pochi isolani di questo affascinante deserto freddo.
Ora le situazioni si sono un poco evolute. Con un poco di fortuna si può trovare un ranger accompagnatore. Il vulcano ha pendenze del 40% ed è esteticamente splendido, ammantato verso la vetta di cupole e meringhe ghiacciate da affrontare con estrema prudenza per non finire nei guai. Quasi inesistenti sono le spedizioni: una francese nel 1997, poi il vulcanologo Michel Halb Wachs ha studiato la possibilità di posa di uno strumento di rilevamento e un ascensione con sci è stata realizzata nel giugno 2007 dall’americano Samuel Colin, giunto a Jan Mayen con un piccolo aereo di una spedizione scientifica. Jan Mayen, isola sperduta è contatto estremo con la natura primordiale, avventura moderna con rischio controllato e consapevole, irresistibile polo magnetico della solitudine. Qui è la natura che decide tutto. Qui nascono forti depressioni meteo, nebbie disorientanti e le statistiche affermano che l’anticiclone esiste solo 10 giorni all’anno. L’uomo vuole provare a se stesso che non c’è nulla d’impossibile. Ha la capacità di credere nei sogni e realizzarli fa parte della sua natura, della sua volontà.