I pittori Bellero, Folli e Mariani protagonisti indiscussi di una mostra a palazzo Muzio
La mostra pittorica “Tempo & Spazio” ha ospitato opere dei pittori valtellinesi Mario Bellero, Flora Folli e Mario Mariani.
La parola a Isabella Bocchio.
La vitalità dei colori incastonati dentro forme nitide e sapienti conquista da subito chi avvicina le tele di questi tre pittori, così diversi, eppure complementari. Poi nelle piccole cose animate e domestiche di Mario Bellero, nell’intreccio di rami, foglie e corolle di Flora Folli, nell’esplosione fantasmagorica di mondi di Mario Mariani si scopre una realtà più profonda di questi tre pittori, sulla quale vale la pena di soffermarsi.
L’iperrealismo di Mario Bellero non è mai amaro, non si accosta al disincanto di Hopper, ma evoca piuttosto il mistero che pervade le saghe del Nord. Non è con sarcasmo che il pittore si avvicina alle sue creature per svelarne la miseria, ma piuttosto con la malinconia di chi sa che quelle nuvole, quei tronchi, quegli insetti guardati con affetto del naturalista tengono per sé il senso della loro esistenza.
La stessa curiosità affettuosa muove Flora Folli ad osservare come attraverso una lente di ingrandimento un microcosmo di orti, siepi, piccoli giardini, che si scopre ricchissimo, e a farlo rivivere sulla tela in sequenze armoniose e musicali. Ma il decorativismo che ne deriva non è quello artificioso e intellettualistico di certa arte che segnò i periodi di ripiegamento e decadenza, è piuttosto la scoperta tutta rinascimentale della bellezza intrinseca al mondo vegetale.
Resta dire ora di Mario Mariani, dei tre il più difficile. Sembra che Mariani giochi, provochi, voglia stupire, ora divertendosi, ora gettando sullo spettatore la tragicità di un mondo che ci attende. Ma se si segue la strada percorsa nel tempo dell’artista ci si rende conto che quelle linee nitide e quei volumi solidi, ossessivamente scomposti e ricomposti su sfondi di smalto, sono il frutto di una ricerca continua, paziente, consapevole e coraggiosa, e che ogni composizione è sempre un passo avanti alla precedente, nella tecnica e nel significato. Mario Mariani, insomma, sa bene che l’arte, come la scienza e le grandi imprese dell’uomo, non è mai un arrivo, ma è un percorso.