In un volume la vita di Padre Mario Salvadeo
Per la prima volta in un libro episodi di vita di Padre Mario Salvadeo in Valmalenco: persone, memoria dei suoi luoghi e paesaggi elettivi, pensieri, opinioni e tanta spontanea umanità tra la sua gente. Sessant’anni della sua vita di opere e di sacerdozio ben spesi. In questa narrazione sono le brevi note, le storielle, le citazioni dei tipi e dei personaggi locali a costituire il filo conduttore del libro e forse a rendere la lettura più gradevole. Un campionario di piccole storie malenche, di luoghi, di eventi, recuperando a memoria voci e volti del passato riemergenti accanto a quella umanità degli umili mai dimenticata da Padre Mario Salvadeo. L’autore ha cercato di miscelare il rigore della documentazione di cronaca e di storia della seconda metà del Novecento valligiano con un garbato inserimento di aneddoti estemporanei tanto cari a Padre Mario Salvadeo e ai suoi indimenticabili giovani anni trascorsi in quota sugli alti alpeggi malenchi, accanto ai caricatori d’alpe, condividendo con loro giornate, disagi e momenti di intensa spiritualità ed umanità, nei rarefatti paesaggi alpini del gruppo del Bernina. L’excursus narrativo, dal momento storico degli anni quaranta – cinquanta, si conclude con gli avvenimenti recenti degli anni senili di Padre Mario Salvadeo, condivisi sempre con le persone a lui più care e vicine, in Valmalenco e nei dintorni. La realtà si capisce affrontandola e l’obiettivo di Padre Salvadeo prosegue nel segno della Provvidenza e nel rispetto della dignità umana. Non a caso tutte le chiesette alpine e cappelle edificate per sua volontà sono dedicate alla Madonna della Provvidenza (Madonna cara ai Barnabiti). Questo libro, che interesserà sicuramente il pubblico locale, raccoglie una manciata di personaggi di Lanzada e delle sue contrade, gente del popolo, piccoli protagonisti involontari del quotidiano e quindi noti a tutti. Le loro vicende si sono intrecciate a quelle di tutta la comunità di valle e a quella di Padre Mario Salvadeo, che ne conserva il ricordo. Lui, barnabita dell’Istituto Zaccaria di Milano, naturalizzato malenco da decenni, è testimone delle vicende, liete o tristi, tranquille o complesse della comunità di Lanzada. Episodi, ricordi, luoghi incontri, umanità. Vicende umane minime, storia minore di valle, affidate ad alcuni personaggi di paese più o meno noti, gente del passato non del tutto dimenticata. Il testo intende riaccendere il ricordo sbiadito di gente comune, che rischia di passare quasi inosservata, di particolare personalità espressiva: Palmira, Petin, Ceirano, Scherin, Ursulín, Négru, Palmira, Pianta o l’indimenticabile Càter, Caterina di Vetto e tanti altri, non tutti menzionabili. E non sempre è facile cogliere l’autenticità del personaggio e restituirla con le parole, con un testo scarno, appassionato, che vorrebbe essere ricco di profondità, i echi, di fascino evocativo. Gente di montagna intrecciata a quotidianità di bestiame, di alpeggi, di natura, di alcolismo o di altri eccessi, ma sempre di verità assoluta, spontanea, essenziale. E’ tutto un fluire di ricordi lampo, sollecitati dalla memoria di Padre Mario Salvadeo, da conservare. Fanno parte di un’intera generazione di alpigiani del Novecento. Le persone rievocate sono spesso quelle che, in senso generale, nella considerazione umana contano poco, non i cosiddetti, impropriamente, “pezzi grossi”. Di fatto essi rivivono in narrazioni brevi, poichè Padre Mario Salvadeo ne parla in modo stringato, scarno, senza dilungarsi su atti, gesti, passioni. Evocazioni in dimensione realistica e onirica insieme. Come in un puzzle narrativo, scaglie di un racconto di un medesimo universo popolare di gente semplice di montagna. Un universo di volti, di sequenze di vita, presenze resuscitate e indelebili della “piccola patria” di Lanzada, prima che l’oblio scenda su di loro.