Il 7 gennaio 1797 nasce la bandiera italiana
La storia della bandiera risale a tempi lontanissimi, quando i cosiddetti “Giudici” guidarono il popolo ebraico dall’Egitto alla Palestina portando diverse insegne di riconoscimento con i colori delle dodici Tribù d’Israele. I Sumeri della Mesopotamia utilizzavano pezzi di pelle e di metallo con segni e tinte particolari che venivano posti alle estremità di pali di legno al fine di poter individuare i singoli compositi avversari. Così drappi e vessilli furono impiegati pure dall’evoluta civiltà etrusca, stando a quanto è possibile osservare dagli affreschi sulle pareti delle tombe di Tarquinia. Lo stesso si evince dagli artistici bassorilievi scolpiti sulle casse delle urne cinerarie. Nel 776 a.C. i greci onoravano Zeus e celebravano le vittorie agonistiche sventolando una grande quantità di drappi variopinti. In epoca Romana, il “signum” della Legione era costituito da un drappo quadrato che pendeva da un’asta orizzontale issata in alto e sormontata da un’aquila metallica. Le banderuole in tessuto o costituite da lamine metalliche erano nel Medioevo innalzate sulle torri civiche, sui campanili delle chiese, sui castelli dei feudatari o sui palazzi appartenenti ad alte dignità ecclesiastiche e nobiliari con l’aggiunta dei blasoni della casata. Intorno al 1100 la bandiera più conosciuta nel Mediterraneo era la “Blutbanner” bianca con la croce rossa di Genova, sovente conferita dagli imperatori germanici alle città satelliti, attribuendo loro contemporaneamente l’esercizio del potere giudiziario. Anche la città di Pisa nel 1162 ricevette da Federico Barbarossa la stessa bandiera. Nelle guerre tra i Comuni lombardi il “carroccio” rappresentava uno strumento armato ricoperto da vessilli e scortato da “signiferi” che avevano giurato di difenderlo in battaglia. In epoca rinascimentale nelle corti italiane, tricolori figuravano in molteplici forme: inseriti in gualdrappe, stendardi, banderuoli e nel contesto degli stemmi araldici. In Europa, come simbolo nazionale, la bandiera più antica risale al XIII secolo e fu portata dal re Valdemaro II di Danimarca trionfante contro l’Estonia: la bandiera era chiamata “danneborg”. Una bandiera bianca con la scritta “Dio lo vult” era brandita dai Crociati guidati da Goffredo di Buglione nel corso delle spedizioni in Terra Santa. Bandiere degli Stati europei erano issate sugli alberi maestri dei velieri che circumnavigavano il continente africano ed altre simili furono piantate a terra sul suolo americano dal genovese Cristoforo Colombo, nel 1492. Nel 1801 la bandiera della Gran Bretagna venne a portare in sé la combinazione di tre croci: di S. Giorgio per l’Inghilterra, di S. Andrea per la Scozia e di S. Patrizio per l’Irlanda. La “Stars and Stripes” degli Stati Uniti d’America fu esposta per la prima volta nel 1812 sul Fort Mc Henry di Baltimora nel corso della guerra contro gli inglesi. Uno specifico linguaggio delle bandiere si riscontra nelle segnalazioni delle marine mercantili e da guerra di tutti gli stati del mondo, il cui codice internazionale fu pubblicato in Inghilterra nel 1857, con l’impiego di bandierine ad uso di nove lingue (inglese, tedesco, francese, spagnolo, giapponese, russo, greco, norvegese ed italiano). I colori delle bandiere esprimono anche precise significazioni: la bandiera bianca indica la resa o la capitolazione; la gialla avverte di un isolamento a motivi di infezioni ed epidemie con rischio di contagio; la nera è emblema della pirateria con il macabro e lugubre teschio bianco. Il primo tricolore italiano fu decretato dai Deputati di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia nel Congresso Costitutivo della Repubblica Cisalpina del 7 gennaio 1797, con i colori disposti orizzontalmente: il rosso in alto, il bianco al centro e il verde in basso. Nel bianco era iscritta l’arma della Repubblica circondata dalle tradizionali fronde d’alloro; più al centro vi era un turcasso a forma di cono capovolto con il vertice affondato in un trofeo composto da lance, da un fascio littorio, da due bandiere e da un cannone. Nel turcasso spiccano quattro frecce a simboleggiare le quattro popolazioni emiliane che dettero vita alla Cisalpina; alla base si vede un tamburo mentre al centro dell’ovale troneggia la sigla R.C. (Repubblica Cisalpina). Nel corso dello storico congresso animato dal patriota Giuseppe Campagnoli fu disposto l’obbligo di portare in pubblico la coccarda tricolore ben in vista. In caso di inadempienza la pena era fissata a lire 50 e se recidivo in un giorno di carcere. Nel 1831 Giuseppe Mazzini fondò la “Giovane Italia”, utilizzando simboli tricolori che in un lembo recavano la scritta “Uguaglianza, Libertà, Umanità” e in un altro “Indipendenza”. Da ricordare anche che negli anni 1832/33 il tricolore ebbe diverse occasioni di comparire nel Cilento e nelle città di Catania e Siracusa. Sempre nel meridione, durante i festeggiamenti di Santa Rosalia Patrona di Palermo, la statua venne ammantata da una vistosa bandiera tricolore. A Messina nel 1848, un drappello di giovani combattenti chiamati “Camiciotti” stremati dalla lotta corpo a corpo contro le truppe borboniche, riuscirono ad asserragliarsi nel Convento dei Benedettini e piuttosto che arrendersi i sette patrioti si gettarono tutti a capofitto nel pozzo del monastero senza abbandonare, neppure nell’ultimo istante il vessillo tricolore. Anche Garibaldi, sbarcando a Nizza di ritorno dall’America, innalzò sull’albero maestro della nave “Speranza” la bandiera tricolore formata per l’occasione da un lenzuolo bianco, dalle giubbe rosse e dalle mostrine verdi dei legionari. Nello svolgimento degli aspri combattimenti per le vie di Milano tra il 18 e il 22 marzo 1848, Luigi Torelli, nobile valtellinese di Tirano, funzionario del governo austriaco della città, alla guida di una squadra di coraggiosi guerriglieri issò la bandiera tricolore sulla guglia più alta dell’imponente Duomo di Milano. Fu Carlo Alberto che nel dichiarare guerra all’Austria volle inserire lo stemma sabaudo al centro della bandiera bianca del tricolore. Allora i colori della bandiera furono disposti in verticale con il verde vicino all’asta. Fu disposto che i funzionari di pubblica sicurezza, nell’esercizio del loro ufficio, dovessero indossare a tracolla la sciarpa tricolore. Durante le guerre d’Indipendenza il tricolore divenne una volta per tutte il simbolo dell’unità Italiana. Il “Milite Ignoto”, il soldato senza nome caduto nel Primo Conflitto Mondiale, fu avvolto nella bandiera tricolore e condotto da Aquileia a Roma, attraversando stazioni imbandierate mentre folle festanti si inginocchiavano al passaggio del convoglio. Nella città di Domodossola (NO), Montefiorino (MO) e Torriglia (GE), nel corso della guerra 1943-’45, una volta liberate dai nazisti vennero costituite in repubbliche autonome con il tricolore innalzato sui pinnacoli degli edifici pubblici, senza lo stemma sabaudo. Il 22 dicembre 1947 fu festeggiata la nuova Costituzione repubblicana dello Stato e fu stabilito come vessillo nazionale il “tricolore”. Già nel 1954 il tricolore era stato issato sulla vetta del K2 nell’Himalaya da Achille Compagnoni, come sulle dighe di Kariba ed Assuan in Africa e nello spostamento dei templi di Abu Simbel in Egitto. La famosa nave-scuola “Amerigo Vespucci”, varata nel lontano 1876, ostende con fiero orgoglio sui suoi pennoni il tricolore, arricchito dagli stemmi delle gloriose Repubbliche Marinare di Genova, Venezia, Pisa e Amalfi: ammirato veliero che porta in tutti i mari del mondo il tricolore d’Italia.