La scultura e la pittura di Luca Salvadalena
Un oggetto d’arte, che sia pittura o scultura, dà un tocco di classe all’arredamento di hotel, alberghi, ristoranti, etc. E’ per questo, per esempio, che ne abbiamo inseriti anche nell’arredamento del nostro progetto Paradisus Papagayo Bay in Costa Rica. A tal proposito presentiamo un artista valtellinese, Luca Salvadalena. Nato a Chiavenna il 14 ottobre 1967, è un caso anomalo, perché la sua vocazione per l’arte è nata in un modo quasi fortuito verso l’età di 33-34 anni, dopo aver conseguito un diploma di ragioneria, e avere avuto esperienze diverse, nell’ambito delle animazioni in vari villaggi turistici. Di natura aperta e socievole, molto comunicativa, e amante delle relazioni sociali che lo predestinavano in primo luogo al dialogo con il prossimo, Luca Salvadalena è di un natura entusiasta e amante della vita, da cui cerca di trarre le maggiori soddisfazioni, anche per la sua creazione plastica. Luca Salvadalena dice di essere stato interessato dalla scultura, soprattutto su legno, vedendo un cucchiaio di legno leggermente scolpito in un crotto dove si trovava in compagnia di amici e di avere avuto da questa visione fuggitiva la scintilla necessaria per avvicinare quest’arte difficile e cercare di approfondirla. Dopo avere eseguito alcune copie da grandi sculture egiziane, fra cui il bellissimo busto di profilo di Nefertiti che si trova a Berlino, e l’imponente maschera funeraria del faraone Tutankhamon, scoperta negli anni Venti da due grandi archeologi inglesi, lavoro eccezionale in smalti e oro, Luca Salvadalena si lanciò nella prima scultura di sua ideazione. Si trattava di un’opera, scultura in tiglio naturale, eseguita nel 2001, il cui soggetto era “La schiava”, 60×28 cm, già di proporzioni armoniose e di una qualità tecnica notevole. Anche l’attitudine della giovane donna nuda, sebbene di un pudore aggraziato, rivelava uno sfondo erotico molto marcato, e l’anatomia di questa figura era resa con grande naturalezza. Dopo questo primo incontestabile successo, Luca Salvadalena ha prodotto altri lavori dove il virtuosismo tecnico era molto visibile insieme allo sfoggio di doti ornamentali ottenute con la pazienza di un lavoro lungo e tenace, passando ai risultati eccellenti come, del 2002, “Metamorfosi”, scolpito in noce, dove si noterà l’increspatura eccezionale della pelle del coccodrillo che tiene tra le sue fauci una testa umana, lavoro, questo, che apre parecchie prospettive sull’immaginazione visionaria dell’artista, che scopre così la drammaticità e la verità propria di questi animali mezzo uomini, le cui anime ambigue ed inquiete convivono sotto le stesse spoglie. Altra scultura di Luca Salvadalena da citare è quella del “Parto alieno” (2003), in legno d’ulivo, dove l’autore ha messo tutte le sue interrogazioni davanti al mistero eterno della nascita. Infine, sempre nell’ambito della scultura, i “Prigionieri” del 2006 in platano: teste massiccie chiuse nel loro enigma. Per concludere questo rapido sguardo sulle opere di Luca Salvadalena, ci soffermeremo ancora sull’uomo-insetto in tiglio del 2005, altra complicata simbiosi fra uomo e animale, che lascia presagire per lo scultore altre interpretazioni sofisticate del mondo umano e animale, strettamente legato nei soggetti da lui preferiti. Per quel che riguarda la pittura, l’attenzione di Luca Salvadalena si volge verso dei soggetti più sorridenti, ed anche spesso ironici, come nel caso di “Che cavolo ho fatto?”, olio su tela di cm 100×70, dipinto datato del gennaio 2006, dove l’autore visibilmente stupefatto contempla uno splendido pupo che sorge radioso da un grosso cavolo. Altro soggetto trattato in modo sorridente, anche se vagamente inquietante, “Il moscone”, dell’estate 2006, dove una di quelle bianche imbarcazioni balneari chiamate appunto “mosconi”, che solcano i mari delle nostre spiagge leggere ed eteree, è qui come soprafatta da un’enorme mosca, che pare volerla affondare. Il talento generoso di Luca Salvadalena ha attirato anche l’attenzione del critico Paolo RedaelIi, che, nell’occasione di un’ esposizione collettiva alla Galleria Camaver Kunsthaus di Sondrio, ha notato in un suo articolo su La Provincia settimanale di Sondrio del 23 settembre 2006, le qualità compositive e le idee originali dell’artista.