E’ vero che il più esigente compagno di viaggio resta l’egoismo?
Guardando ai diversi peccati che gli uomini contemporanei commettono, superando l’aspetto prettamente etico e intendendo per peccati gli sbagli che più o meno coscientemente si fanno oggi, il più frequente resta l’egoismo. Ognuno di noi lo asseconda in ogni modo, gli si piega dinnanzi e fatica a distaccarsene perché fa parte ormai del nostro modo di essere. Chi ha un desiderio, fatica a combatterlo, anche se razionalmente si rende conto che quanto agognato non è necessario alla sua esistenza ma va incontro proprio a quella parte di noi che non vogliamo accettare in modo così evidente e cioè il capriccio. Forse il nodo del problema sta tutto qui: non ci piace sentirci sfrenatamente egoisti, anche perchè oramai più nessuno può fingere di non vedere il crescente bisogno di doversi occupare anche di altri esseri che non siano noi stessi, siano essi più vicini come anche siano quelli più scomodi. Questa grossa debolezza del nostro tempo la si respira soprattutto stando con i ragazzi, che pure sono soggetti ancora capaci di grandi slanci altruistici, facilmente interessabili ad azioni che mirino a migliorare l’esistenza di altre persone. Chi si occupa dei giovani in veste di educatore, sente come sia diventato sempre più difficile convincere i ragazzi della necessità di uscire dal proprio egoismo perché inevitabilmente essi stessi tendono a ripresentare gli stessi vizi dei grandi: parlano con il linguaggio del proprio egoismo. Come si evince, questi atteggiamenti risentono dei comportamenti che i ragazzi vivono quotidianamente nelle loro famiglie perché sono i grandi i primi che non si negano oramai più niente, che non sanno più rinunciare al superfluo. Se intervistati, gli adulti, posti di fronte al perché acquistano beni superflui, hanno generalmente una risposta/domanda: se me lo posso permettere, perché non devo concedermelo? Noi siamo parte di una comunità, siamo generati da un DNA di due persone differenti, ognuna con la sua storia, con i suoi aneliti, con i suoi sogni. Non possiamo decidere che ciò che conta e ciò che deve guidarci è solo l’egoismo dell’adesso e del subito, del possesso assoluto di beni o di cose, perché c’è dell’altro. Forse cominciando a guardare indietro a chi ci ha preceduto, e davanti a ciò che ci attende e che dobbiamo comunque costruire, ci troveremo a saper distinguere ciò che è veramente nostro da ciò che vogliamo ingiustamente possedere in modo esclusivo mentre appartiene anche ad altri. La parte più giovane della società, che deve essere ancora guidata, non fa altro che osservare i nostri comportamenti ed imita ciò che osserva. Questa scimmiottatura inizia molto presto. Pensiamo solo per un istante ai comportamenti che notiamo nei piccolissimi e che non sappiamo spiegare da dove derivino. Sarebbe sufficiente osservare con la stessa intensità chi vive con quelle creature per rendersi conto che il comportamento adottato dai piccoli non è altri che quello utilizzato dai grandi. Resta pur vero che l’egoismo non è un male assoluto anche perché alle volte un po’ di sano egoismo evita situazioni poco piacevoli.